riSALTo #6 | Premi Oscar 2024: confusi e felici
I pronostici di SALT che non sbagliano mai anche quando sbagliano.
Le newsletter sono uno dei modi più diretti che abbiamo trovato per parlare con voi in questi anni e condividere quello che è sempre stato e sempre sarà il nostro obiettivo: leggere il mondo intorno a noi grazie a ciò che chiamiamo “cultura”.
Da qualche tempo abbiamo provato ad aggiungere un appuntamento al nostro calendario editoriale per raccontarvi qualcosa che ci sta a cuore attraverso le lenti colorate di SALT.
L’abbiamo chiamato RiSALTo.
Le precedenti uscite sono state dedicate alle elezioni americane del 2021, alla sofferenza del mondo dello spettacolo durante pandemia, al viaggio come stato di necessità, ai 100 anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini e a cercare di capire qualcosa di ciò che sta accadendo tra Israele e Palestina.
📌 Oggi parliamo di Oscar
Come ogni anno, eccoci qua a tirare le somme sul premio cinematografico più sopravvalutato e più seguito, al contempo: i premi Oscar (o Academy Awards, per quelli studiati). Sopravvalutati, perché valutano fondamentalmente solo il cinema più commerciale americano, ma anche seguiti perché sono uno snodo fondamentale dello star system americano e non solo. E poi perché speriamo tutti ci sia qualche succulenta scenata, vedi la pizzainfaccia di Will Smith o il selfie con Ellen DeGeneres, su cui creare meme per anni a venire.
Quest’anno, la nostra disamina segue due filoni principali: felici e confusi. Felici, perché bisogna dire che la qualità di quest’anno è veramente alta, rispetto ad altre annate in cui boh: ci sono diversi film molto belli, che travalicano l’idea del tipico film americano “da Oscar” e che vale la pena recuperare. Confusi, perché ci sono alcune anomalie più evidenti che in altre annate, che ci lasciano se non altro perplessi, quando non proprio stupiti.
📌 Le anomalie di quest’anno
La prima anomalia (confusa, ma ben accetta) è che i film migliori dell’anno non sono film americani. Benché tecnicamente candidati nella categoria Miglior Film (basta fondamentalmente che ci siano due spicci di un produttore americano per essere ammessi), Anatomia di una caduta è francese, Past Lives è quantomeno metà coreano (forse pure qualcosa di più) e canadese, Poor Things è tecnicamente anglofono ma di regista greco. Insieme a La zona di interesse, anglo-polacco, rappresentato il quartetto di film migliori della lista; non solo, rappresentato quattro film molto belli, per ragioni diversissime fra loro, che valgono la pena di andare al cinema. La zona di interesse è candidato anche come Miglior Film Internazionale, ad aumentare la confusione, come già era capito con Parasite (ma se sei Parasite ti mangi tutto e noi muti e contenti di essere nel tempo e nell’universo in cui un film così esiste).
Aggiungiamo inoltre che ben 3 dei 10 film in finale sono diretti da registe donne (Greta Gerwig, Justine Triet e Celine Song), una sorta di record interno, e questo ci rende molto felici! Peccato però che una sola di queste (Justine Triet) sia candidata come miglior regista. E qui arrivano le altre anomalie riservate alle candidature. Quindi, il primo dato è che tre film diretti da donne sono candidati come Miglior Film, ma uno solo candidato come Miglior Regia.
Il secondo è che tutti i film candidati come Miglior film tranne due hanno anche una candidatura come Miglior Regia o Miglior Attore/Attrice protagonista (o una combinazione dei tre). Tranne due: nello specifico, Barbie e Past Lives, due dei tre film diretti da donne e il cui personaggio principale è una donna. Viene da chiedersi cosa venga valutato da chi sceglie i film in lizza.
Non stiamo parlando di cinema d’avanguardia, di sperimentazioni o di performance audiovisive. No, stiamo parlando di cinema hollywoodiano, semplice e diretto, senza arzigogoli. Il film è fatto da regia e recitazione, immaginare altro vuol dire dare a Hollywood una patente d’essai che non merita e non vuole. E in entrambi i casi non si tratta di film corali, ma di film i cui protagonisti sono altamente caratterizzati e preminenti rispetto alle figure di contorno. Non ci stupisce che La zona di interesse non sia candidata per la recitazione, dal momento che i personaggi sono volutamente rappresentati come “distanti”.
Stupisce, al contrario, che Margot Robbie non sia candidata e come lei nessuno dei tre sublimi protagonisti di Past Lives. Al di là delle polemiche, è molto difficile capire i criteri, che sembrano più confusi del solito.
Facciamo un accenno finale all’ultima anomalia che ci confonde assai. Parliamo di Maestro, di Bradley Cooper. Non solo candidato come Miglior Film, ma anche come Miglior Attore Protagonista. Vince a mani basse il Premio Cringe dell’anno (non esiste? E cosa aspettiamo a istituirlo??) e non si capisce come possa essere candidato a Miglior Film. Non cringe come l’inarrivabile feto che parla di Blonde (ma per lo meno lì era candidata solo Ana de Armas come attrice!), ma comunque molto molto cringe. Sembra tutto costruito; ogni transizione è fatta apposta per far sorprendere e far vedere la bravura. Il fatto, però, che ci si renda perfettamente conto di questo ad ogni scena, lo rende fastidioso e mal diretto.
Emblematica la scena in cui lui corre fuori dalla sua camera, a metà fra il sogno e la realtà, e giunge direttamente alle balconate di un teatro, senza soluzione di continuità rispetto a casa sua. Una scena che sulla carta poteva risultare evocativa, girata talmente male da risultare irritante. Alla stessa maniera, l’uso senza reale motivo del bianco e nero (cioè, solo perché è nel passato? Davvero? Bisognerebbe poi aprire una parentesi sul rinnovato amore per il bianco e nero, ma non è questo il luogo).
Ora, non crediamo che Bradley Cooper sia un cattivo attore, ma forse non è un grande regista; quando non sei un grande regista, è forse meglio dirigere in maniera lineare, solida, senza provare a fare quello che non sei. Sarebbe stato un film diverso – e magari mettici più musica, dal momento che è il biopic di uno dei più importanti compositori del Novecento!
Ma siamo qui tutti per i pronostici, vero? VERO?
Certamente. E allora, eccoci.
📌 Gli attesissimi pronostici 2024, dal Vangelo secondo Ale Pig
Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Attore Protagonista, Miglior Attrice Protagonista, Miglior Attore non Protagonista, Miglior Attrice non Protagonista, Miglior TUTTO QUANTO FRULLATO INSIEME E CALDO.
Dove potete leggerli? Eccoli qui:
📌 Un tuffo nelle edizioni passate
Se vi siete svegliati un po’ Alessandro Barbero e volete fare dei viaggi nel passato o un po’ Stefano Nazzi e volete indagare su quante volte ci abbiamo beccato davvero, beh, qui sotto c’è una lista tutta per voi:
Oscar 2023: Paura senza desiderio
Oscar 2022: Nostalgia e mediocrità
Oscar 2021: Politica, pandemia e occasioni perse
Oscar 2020: La confortevole tranquillità
Oscar 2019: Annata fiacca edition
Oscar 2018: Politica, donne, ricchi premi e cotillon
Oscar 2017: Che fine hanno fatto i Telegatti?
Oscar 2016: C’è chi sta con Leo
Oscar 2015: Lo zio Oscar
Oscar 2014: Mancava pure il titolo
Ah, abbiamo realizzato che con questa edizione raggiungiamo proprio 10 anni di pronostici di SALT!
Se volete festeggiare con noi, sapete già come fare: inoltrate questa mail ai vostri amici cinefili o fateli iscrivere qui, saremo felici di ricevere fischi e abbracci virtuali!
Grazie per averci letto anche questa volta,
buon weekend
Alessandro, Francesca, Gabriele